sabato 25 aprile 2020

Il deserto e il labirinto

Qualche giorno fa ascoltavo un noto giornalista che si scagliava contro un noto politico e ironizzava sul ricorso frequente di quest'ultimo a quello che ha definito "elenco della spesa". Pare non gradisse lo stile elencazione. Non so perché di tutto il suo ragionamento - che per altro condividevo - questa parentesi beffarda si sia depositata nella mia testa per diversi giorni, fino a sentire il bisogno di richiamarla in un post.
Lo stile elencazione ha una sua precisa funzione: quella di fare breccia in un muro con un susseguirsi costante e ritmico di colpi, fin quando non si riesca a guardarvi attraverso. Non è da bistrattare - rispondo al mio giornalista scanzonato - se oltre il muro esiste un'idea.
Vengo così all'argomento di questo post, ricorrendo all'uso sfacciato del Dizionario dei sinonimi e dei contrari che, insieme a quello Etimologico, sono i libri che forse più mi affascinano e che ricorrono allo stile elencazione. Le parole somigliano ai colori di una tavolozza, definiscono un concetto e gli conferiscono una particolare sfumatura, andando dai toni più chiari a quelli più scuri. Prendiamo, per esempio, le parole deserto e labirinto.
Deserto. L'etimologia rimanda al latino desertum, abbandonato, solitario; dall'unione del prefisso "de-" privativo, e il participio passato di "serere" nel significato di seminare. Si tratta quindi di un luogo senza vita, disabitato, vuoto, incolto, desolato, selvaggio, arido. Nel significato più esteso e che richiama le sensazioni a esso associate troviamo: mortorio, desolazione, solitudine.
Labirinto. In questo caso il significato originario è duplice. Il greco "labyrinthos" è il nome del palazzo di Minosse a Creta, ma è anche il palazzo della bipenne, simbolo del potere regale minoico: luogo ("-inthos") dell'ascia ("labrys"). Tra i sinonimi: dedalo (dal suo costruttore), intrico di vie, di passaggi, groviglio, meandro, luogo sinuoso, rete, ginepraio, imbroglio, garbuglio.
Cosa è comune a entrambi?
In un racconto di Jeorge Luis Borges, I due re e i due labirinti, il labirinto e il deserto sono espressione del potere, l'uno del re di Babilonia, l'altro del re di Arabia. Sono luoghi della perdita e dell'abbandono.
Altrove, nel mito di Teseo e nei racconti biblici, sono invece spazi di trasformazione.