martedì 10 marzo 2020

Primo giorno

"E se usassi queste ore casalinghe come un'occasione? Sì, l'occasione di un viaggio tra emozioni, notizie, scoperte. E se giorno per giorno trascrivessi questo diario di viaggio?"
Così ho pensato alle 4.50 di questa mattina, quando mi sono alzata con l'angoscia per il futuro incerto, e sono andata alla finestra da cui una splendida luna mi raccontava il senso di impotenza che sta avvolgendo il nostro pianeta. Erano anni che l'umanità tutta non sperimentava l'esperienza totale della condivisione. Peccato che ci tocca condividere un virus, come un animale microscopico piombatoci addosso dalla preistoria per sconvolgere le nostre calde e ricche certezze. 
"Chi sei? che vuoi? Dai, mettiti qui e parlami della tua natura" le chiedo. Ha le forme di una donna coperta da un mantello il cui volto non ha occhi né naso né bocca. Il volto è nero, sconosciuto. Si siede accanto a me e pian piano mi calmo. So che esiste, è lì, ma silenziosa e docile mi fa compagnia.
E' la Paura. Torno a dormire e il sonno mi accoglie di nuovo senza resistenze.
"Tin". La sveglia, spostata in avanti di mezz'ora suona come una campana tibetana. Non devo alzarmi in fretta per la colazione, non c'è scuola e i ragazzi possono dormire un po' di più, non devo rifare i letti, avviare lavatrice e lavastoviglie per uscire di casa di corsa e andare a lavoro, perché basteranno pochi minuti per sistemarmi, sedermi alla scrivania del mio studio e lavorare a distanza... 
No, in realtà questo primo giorno di semi quarantena non è così ordinato.
"Tin". La sveglia, spostata in avanti di mezz'ora suona come una campana tibetana. Apro gli occhi a comando risorgendo dall'ipnosi. Guardo a lungo, girata sul fianco, la parete della stanza. Tutto sembra normale. La luce filtra tra le persiane ed è una bella giornata, esattamente come dicevano le previsioni meteo. Ma non sarà una giornata come le altre, perché insieme ai gesti che si muovono tra oggetti consueti (bollitore, caffè, tazzine, zucchero, cucchiaino, acqua calda e limone) ce ne saranno anche altri inaspettati, i quali allungheranno i tempi tra le azioni gettandomi in uno stato di sospensione, dissolvendo i contorni netti dei piccoli o grandi obiettivi quotidiani. Come possiamo spostarci? Dove possiamo o non possiamo andare? Devo mandare una mail ai miei clienti. Penso a quanto la vita di ognuno di noi sia, ora più che mai, legata alla vita dell'altro. Economia domestica globalizzata. Tutta l'operosità di una nazione - ma presto anche del resto del mondo - rallenta come se qualcuno avesse attivato lo slow motion, e spero con tutto il mio cuore che non si arresti in un'istantanea del passato.
Mi tengo lontana dalla voce delle notizie in TV. Se adoravo il telecomando per quel potere dispotico che mi consente di cambiare canale, di togliere la parola a questo e a quel politico, di far ammutolire gli opinionisti di professione, di impedire solo con un dito quella barbarica invasione sonora, ora lo considererò ben più di uno strumento, un vero e proprio membro della famiglia!
Sì, perché la pratica della scelta è fondamentale se si vuole sopravvivere alla debordante informazione, piuttosto che al coronavirus. Scegliere cosa ascoltare, cosa guardare, cosa leggere. Scegliere cosa scrivere nell'epoca dei social.
"Che ne pensi amica mia, Paura?" mi sorprendo a chiederle.